Ogni occasione è buona per “sbordellare”, la Pasqua in ordine di tempo è solo l’ultima di queste. Settimana prossima poi ci sarà il primo maggio e si replica.
Ore 12, aspettiamo gli ultimi commensali per avviarci a riempire lo stomaco anche per oggi, el plato es rico, c’è anche il vescovo oggi a pranzo con noi. Fuori iniziano ad assembrarsi persone con degli strumenti musicali, poco dopo arrivano delle donne con vestiti tipici. Mentre iniziamo a mangiare inizia a suonare la banda, le donne ballano, piano piano la strada si riempie di gente. A metà pomeriggio, qui sotto, un’altra festa, con un’altra banda più o meno improvvisata, altre donne che ballano; le danze proseguono fino a sera, le strade sono ormai piene di casse di birra, quasi tutti gli uomini di tutte le età sono per lo più ubriachi, molti sono addirittura in giro con la famiglia: un tizio avanza a zigzag con un passeggino e dentro il suo cucciolo; una donna di mezza età, con il volto affranto e qualche imprecazione che di tanto in tanto affiora sulle labbra, torna a casa prendendo sotto braccio il figlio sedici-diciassettenne che non si regge in piedi. Qualcuno non ce la fa a tornare a casa e s’addormenta per strada, se non lo è già stato, verrà presto derubato.
Domani qui si va a lavorare. Sembra che questo sia più un problema nostro che loro…
C’è gente che spende fortune per organizzare queste feste, si indebita pure, perché non ha prezzo fare il figurone davanti a tutti di avere organizzato la festa più bella, alza l’indice di rispettabilità sociale.
Tra poco scoccherà la mezzanotte, in lontananza si sentono ancora casse acustiche che vomitano musiche di ogni genere e voci eccitate, di tanto in tanto passa qualcuno per strada che intona cori da stadio, non mi stupirei se inneggiassero al Cristo risorto. È tutto un grande rave party di adulti rincoglioniti. Il tutto suona triste, stavolta è difficile essere abbastanza elastici da coglierci un lato positivo.
Ancora nessun commento