Si sentono da quassù provenire da laggiù, nel centro cittadino paceño. Petardi ma anche dinamite. Ancora un altro giorno di casino per le strade del centro, l’ennesimo, per fortuna, almeno stamattina si riusciva a transitare da altre parti, adesso non saprei.
In queste settimane hanno protestato a livello nazionale: medici, universitari, trasportatori, la COB, cioè il sindacato più grande e rappresentativo, ora anche con l’appoggio di delegazioni di minatori arrivati con i loro strumenti di lavoro, appunto, indigeni del Tipnis e cocaleros. Con ordine.
I medici protestano da più di un mese con manifestazioni, scioperi della fame, crocifissioni simboliche, perché da qualche tempo esiste(va) un decreto che, lasciando invariato lo stipendio, alza(va) da 6 ad 8 le ore lavorative giornaliere. Ditemi voi in quale altro paese del mondo il governo può permettersi anche solo di pensare una cosa del genere e -nel caso- in base a quali principi di buon senso. Dopo un mese il decreto è stato annullato, ma il casino continua perché i medici non si accontentano della sospensione del decreto, ne chiedono l’abrogazione. Intanto i pazienti continuano ad aver bisogno dei medici che non ci sono o che garantiscono solo il minimo necessario e gli interventi di emergenza. Il vicepresidente tuona che adesso che il decreto è sospeso (“Sospeso, cioé basta, non esiste, non è mai esistito”… l’orso Yogi le palle le sapeva raccontare meglio), la responsabilità dei decessi per mancanza di cure mediche ricade sui medici stessi, i cui dirigenti che verranno perseguiti penalmente.
Gli universitari, prima quelli di medicina (che perlomeno aveva anche quasi un senso) e adesso anche tutti quanti gli altri, hanno aderito alla protesta dei medici. No comment.
I trasportatori di tutta Bolivia paralizzano il trasporto locale e interregionale perché non il governo nazionale, non un governo regionale, ma un governo municipale, quello di La Paz, ha promulgato una legge di regolamentazione dei trasporti locali che prevede per es. che i mezzi pubblici si fermino alle fermate e non dove cacchio vogliono, che i prezzi siano decisi da un’autorità pubblica che possa anche fare correzioni sui tragitti delle linee, che le sanzioni siano stabilite e conosciute da tutti gli autisti e non casuali in base all’umore del poliziotto di turno. Ebbene, primo: che avranno mai da rompere gli autisti? Anche quelli di La Paz per una legge che va anche a loro indiscutibile vantaggio? Non si sa, non sanno dire altro che insulti e non portano nessuna argomentazione a sostegno della loro protesta. O saranno i media che non ne riportano manco una, mah. Secondo: che cacchio c’entreranno mai gli autisti di tutte le altre città e regioni con una legge che non li riguarda? Risposta semplicissima. Sono obbligati dai loro sindacati politicizzati (e affini al partito di governo) ad attivare manifestazioni contro questa legge locale solo perché promulgata da un governo municipale che ha il solo demerito di far capo a un partito di opposizione. Seconda cosa che ha dell’incredibile (ma vero).
La COB, Central Obrera Boliviana, massimo sindacato nazionale, ha indetto uno sciopero generale di 72 ore perché ha chiesto al governo l’aumento del salario minimo da 800 e rotti boliviani mensili a 1000 e inoltre un aumento generalizzato dei salari. Il governo ha risposto con l’aumento salariale dell’8% per l’anno in corso e con l’aumento del salario minimo da 800 a 1000, come richiesto. Ebbene: che ha ancora da protestare la COB? La percentuale dell’aumento salariale non è sufficiente (ma nessuno guarda alle ricadute sulle imprese? insomma l’8% non è poco… non c’è la Marcegaglia in Bolivia? Ma… tra l’altro… ho detto “imprese”? oh mio dio). Inoltre devono appoggiare la protesta dei medici (della serie… “già che ci siamo”).
Gli indigeni del Tipnis marciano per il solito motivo, il governo è sempre deciso a far passare questa strada nel mezzo del parco naturale e ha concertato la ormai famosa “Consulta Previa”, cioè una consultazione degli abitanti di quel territorio semi-vergine perché loro stessi alzino la mano e dicano se vogliono quella strada su quel tracciato o meno. Peccato solo che: primo, magari sarebbe il caso che tutta la Bolivia decidesse con un referendum invece che far votare solo buona parte bacino elettorale del presidente; secondo, sotto sotto c’è un’opera neanche troppo occulta di convincimento delle popolazioni contrarie al progetto con regalini, promessine, visitine a sorpresa del presidentino che porta cellularini a tutti. Gioco sporchissimo. E ci piacerebbe sapere con quali soldi.
E che avranno mai da protestare i cocaleros? Cioè i coltivatori di quella foglia di coca che non serve da masticare (NOOOO, non i produttori di cocaina, giusto per intenderci ;)). Con un governo che sta facendo di tutto per fare un favore ad entrambe le categorie qui citate? Ecco, infatti, loro sono gli unici che non protestano contro il governo, ma sono contro tutti quelli che protestano contro il governo. Sentenzia il dirigente: «Per la difesa della democrazia – come se certe cose si potessero definire “democrazia” – e del processo di cambio», come se il cambio in corso fosse vantaggioso per la Bolivia. E aggiunge con saggezza che i medici degli ospedali pubblici devono lavorare 8 ore come tutti gli altri e non 6 ore e poi andare a guadagnare più del Presidente nei loro consultori privati. Interessante. Mi piacerebbe che i suoi clienti narcotrafficanti un giorno vadano e gli dicano: guarda, da oggi ci dai il 33% in più di foglia di coca e noi ti paghiamo lo stesso prezzo di sempre, poi se vuoi puoi venire a lavorare nei nostri laboratori clandestini se vuoi guadagnare qualcosa di più…
Ci aspettiamo che nei prossimi giorni ci sia qualcuno che protesta contro le proteste messe in atto contro le proteste antigovernative. Scommettiamo?
Insomma, ü quarantòt.
Però ci son delle domande che mi sorgono spontanee.
– La prima. Quando uno sciopera normalmente subisce il mancato introito della giornata lavorativa, giusto? Giusto. E questa gente qua intanto che non lavora, di cosa vive, come mantiene la famiglia? Ok, chi non partecipa alle manifestazioni a volte viene linciato e poi deve pagare una multa, d’accordo. Però il guadagno della giornata lavorativa è solitamente superiore alla perdita generata dalla multa. Quindi uno si prende due legnatine (che come dice il saggio fanno sempre bene), paga la multa e poi alla fine della giornata comunque si ritrova con qualcosa in tasca. Poi chiaro, quelli che appoggiano il governo magari hanno un bonus, chissà, ma gli altri no, eh, quindi non possono continuare a non lavorare e a far casino ad oltranza, prima o poi la devono pur smettere se vogliono mangiare.
– La seconda: ma il governo, qualsiasi governo, prima di promulgare una legge, qualsiasi legge, non le fa mai due chiacchiere con coloro che verranno interessati dalle modifiche? Per esempio, non so, che Evo Morales, convochi il dirigente nazionale della categoria dei medici e gli dica sul muso: “Senti, bellimbusto, è scandaloso che voi facciate il doppio lavoro e allora ho deciso che da domani vi fate due ore in più con gli stessi soldi, che comunque son tanti, eh, così avrete due ore in meno per il secondo lavoro e tié. Che ne dici, ti piace come idea?”. No, chiaro, non è del tutto cretino neanche il presidente. Questione differente quella dell’Alcalde di La Paz, Luis Revilla, che ha convocato i sindacati degli autisti paceñi per più di 20 volte a discutere la legge di riordino del trasporto pubblico e mai si sono presentati.
– La terza: queste proteste di solito – è solo una questione di tempo – fanno in modo che il governo torni sui suoi passi e rettifichi. Salvo forse la questione trasporti perché Revilla è un osso duro e salvo forse la questione Tipnis perché gli interessi sembrano E-N-O-R-M-I. Comunque, motivo in più per un tentativo di diplomazia, no? Ma anche per tener duro da parte del governo (se crede un pochino solo a quello che stabilisce di volta in volta, ma spesso le cazzate son talmente grosse che non ci crede neanche lui), considerando che le proteste, conti alla mano, si ritorcono anche contro chi le fa, come già detto.
– La quarta, perché non è mica così semplice e le proteste si ritorcono ovviamente anche contro l’economia del paese e la popolazione, soprattutto nel caso dei bloqueos. Ma la strada e il transito sono un bene comune a cui tutti hanno diritto di accesso. Vien voglia ogni tanto, quando si è coinvolti in prima persona e si subiscono rallentamenti o disservizi, di incazzarsi e di scontrarsi con i quattro deficienti che tolgono alla cittadinanza questo sacrosanto diritto, perché nessuno vieta loro di protestare, purché però lo facciano in maniera civile. Ho detto “civile”? Parola intraducibile credo in castiglian-boliviano. Quindi, mi chiedo, perché mai le migliaia di persone penalizzate dai blocchi stradali accettino così passivamente che quattro gatti le privino di un diritto. Normalmente si trovano imbottigliate decine di persone ogni minuto, perché mai queste decine di persone non si mettono assieme di fronte ai quattro gatti e li obbligano a spostare i sassi e a levarsi di torno? Con le buone, ovvio, pacatamente e ragionevolmente, perché di fronte alla enorme disparità di numero, io credo, anche i quattro gatti se la facciano addosso e mettano la coda tra le gambe senza fiatare. E invece, no, nessuno osa, neanche con la schiacciante maggioranza dei numeri a dare un po’ di coraggio. Perché? Perché “dovesse capitare a me un giorno di dover ricorrere alla misura estrema del bloqueo…” Risposta idiota che avalla tranquillamente il diritto idiota di pochi privare molti di un diritto vero. Va bene, andiamo avanti così. Magari con il governo che manda la polizia a sparare lacrimogeni e a far star male anche gente che passa di lì ma non c’entra niente… Ché poi devono andare in ospedale con problemi respiratori e intanto i medici sono in piazza a far casino con l’iPod nelle orecchie.
Le statistiche, come sempre impietose, parlando di una cosa come 400 conflitti sociali da gennaio ad aprile (www.unirbolivia.org, sito un po’ meno aggiornato della stampa, ma molto preciso), dipingono un paese al limite del collasso, se non fosse che è Bolivia, abitata da gente che spesso nonostante tutto riesce a cavarsela in qualche modo. Porqué Bolivia no alcanza el pleno desarrollo però resta una domanda di un’attualità sconcertante…
solo una nota… Diego ti é sfuggito che bolivia é uno dei pochi paesi al mondo dove non vengono scontate dallo stipendio le giornate di sciopero…infatti si incazzano quando dopo la 3 giornata consecutica sedes, gobierno o chi per lui minaccia le decurtazioni allo stipendio!!!! ecco perché tutti scioperano: multa del sindacato + non decurtazione dello stipendio= adesione 100%.
saludos
eli
cavolo, errore grave…, altro che sfuggita. Anche se Garcia Linera, il vicepresidente, diceva sul giornale dell’altro giorno che non pagheranno ai medici i giorni non lavorati. Poi chiaramente si vedrà, perché le parole volano sempre alte. Cmq non c’è limite al peggio, sembra che tutto sia fatto apposta per legittimare e istigare ai casini