Beh, eccoci qua. Anzitutto l’impresa di arrivarci… qua. Siamo a 270 km da La Paz (e fin qui…) di questi 80 sullo sterrato, su e giù da 3 passi andini (il più alto è a quota 5145) la polvere che non si mangia… insomma 2 ore di apnea per l’altura e per la polvere che ti invade i polmoni, i capelli, i vestiti, ecc., ma ci siamo. È un villaggetto laborioso di qualche migliaio di abitanti, miniere, montagne, acqua, freddo (neanche troppo x la verità ma umido) siamo a quota 4235 circa, anche il GPS fluttua.

Sorpresa n.1: c’è una mega antenna x i cellulari.

Sorpresa n.2: è possibile connettersi in internet col cell, lento come un’agonia ma va (sto scrivendo dal cell… un disastro), attraverso il cell anche con il computer, ma ancora più lento e più instabile.

Sorpresa n.3: è impossibile chiamare l’Italia (VOGLIO LA MAAAMMMMAAAA 😉 più che altro sarà lei che vuole me… cmq se diventa una sfida…) xò forse gli sms arrivano (arrivano?), quantomeno partono.

X il resto che dire? Vivo in casa con don Antonio, una suite rispetto a quelle dei vicini, qui sopra sta la chiesetta con i suoi fedeli. Che altro? Ieri ho purgato la sfacchinata del viaggio con un pomeriggio-sera-notte di febbre, oggi tutto è rientrato  nella normalità, siamo andati a visitare la comunità di Pucarani (altri km di sterrato) con la gente seduta sul prato davanti alla chiesa da mezzogiorno alle 17.30 così come se fossero 20 minuti, completamente incuranti di Fukushima o della morte di Bin Laden.

Beata umiltà.