A Viloco molti lamentano la chiusura della biblioteca che negli anni d’oro non si sa come funzionasse, ma almeno c’era. Ora restano solo delle stanze e dei libri che c’erano non se ne ha più traccia. Neanche degli scaffali. È Bolivia, che ci volete fare… figuratevi che è sparito tutto dalla casa parrocchiale mentre era disabitata e non è più tornato quasi niente neanche ora che è ri-abitata da un anno e mezzo, che volete che siano due scaffali o due libri ingialliti e impolverati che nessuno mai leggerà e che non fanno neanche fico esposti in casa.

C’è da dire che diversi/e alunni/e della primaria e del colegio vanno a scuola senza libri perché non possono permetterseli e non manca occasione in cui una delegazione di insegnanti ciclicamente fa “toc toc” alla porta della casa parrocchiale, ubicata esattamente sopra il colegio, lamentando la situazione e chiedendo interventi. In casa parrocchiale? Sì, perché l’alcaldia tergiversa, non si muove, non ha soldi per pagare una bibliotecaria e qualche libro tanto per iniziare, neanche per far vedere che qualcosa si muove. E quindi, siccome l’analfabetismo – che i dati ci dicono di nuovo in crescita – non può aspettare la campagna elettorale… allora legittimo venire in casa parrocchiale a cercare insistentemente di mungere qualcosa. Sapendo che poi i suoi inquilini – e qualsiasi nostro progetto di intervento con i ragazzi e i giovani prevede perlomeno un quarto d’ora di lettura e comprensione – tengono molto alla cosa… il gioco è fatto, sanno di trovar terreno fertile.

Ma per ora attendiamo che si smuova qualcosa dall’alto e ogni tanto rompiamo i maroni alle autorità perché si sveglino anche su questo.

Il don è convinto che presso le ambasciate, facendo richiesta scritta, si potessero un tempo scroccare dei libri scritti nella lingua del paese rappresentato, chissà se ancora si possa fare, magari evitando giusto l’ambasciata giapponese, saudita, ecc. o magari anche no, chissà, magari a qualcuno vien voglia di approfondire lo studio degli ideogrammi. Magari se scriviamo a “Per un pugno di libri” qualcosa ci potrebbero anche sponsorizzare, magari anche senza citarci in diretta, o magari sì per farsi belli? Mah, mamma RAI… forse Neri Marcorè così ad occhio potrebbe essere più sensibile dei burocrati. O forse scrivendo a qualche biblioteca di qualche paese di lingua spagnola? Avranno anche loro, come quelle italiane i libri da sdemanializzare e mandare al macero… Ci industrieremo, non appena el gobierno municipal de Cairoma, si mostrerà un tantino più sensibilizzato alla questione.