All’imbrunire di Giovedì bussano alla porta, apre il don, Juan Calos e Hortencia preoccupatissimi:
– «Cosa è successo? Sta bene il Diego?»
– «Cosa è successo? Non lo so? Sì, mi pare che stia bene il Diego, ma se volete chiederlo a lui è di là».

Entrano il salotto e trovandomi quasi fischiettante si chiedono chi caspita c’era allora nella “bestia” che un amico dell’amico aveva soccorso.

la bestia ribaltata

– «Cosa è successo?» chiedo anch’io.
– «Ci hanno chiamato da Collpani dicendo che la jeep del padre s’è ribaltata e, siccome ho visto il padre poco fa, ho pensato che dentro ci fossi tu».

– «No, invece c’erano dentro i medici che stanno venendo su per le visite ai Kantutitas».

La memoria mi porta alla mattina stessa dove abbiamo soccorso un’altra auto scivolata pericolosamente giù per una discesina per una retro sbagliata e invece l’istinto mi porta immediatamente a prendere il telefono e chiamare il dottor Rodolfo e a sincerarmi delle condizioni sue e degli altri. Lo spavento è stato tale che i 6-7 minuti di telefonata si svolgono completamente in spagnolo ed è stranissimo per lui che non perde occasione di rinverdire il suo dignitosissimo italiano con noi bergamaschi. Mi racconta la dinamica del ribaltamento, degli zero danni fisici loro e dei pochi danni alla “bestia” che una volta rialzata dai soccorritori s’è riaccesa e funzionava come se niente fosse. Quasi mi sembrava ovvia quest’ultima cosa, chissà perché. Probabilmente un’altra macchina così poderosa mai più la guideremo nella vita (e infatti la nuova che si intravede qui sopra…lasciamola stare, ma a fra poco con la scheda comparativa).

Il giorno dopo arrivano Rodolfo e gli altri 3 tutti belli baldanzosi e raccontano ridacchiando la grazia ricevuta nell’aver visto – uno addosso all’altro – il cielo a sinistra e la terra a destra in un curioso cambio di prospettive. Il ribaltamento dell’auto si è verificato nella brusca sterzata a sx effettuata per schivare una moto in una curva fangosa, il peso a destra e le ruote di sinistra sobbalzate sul rialzo del tornantino, fatta la frittata. Fortuna vuole che l’auto è caduta sul fianco molto lentamente il che ha dato loro l’opportunità di aggrapparsi-ripararsi in qualche modo ed evitare capocciate e altri danni peggiori.

L’ultimo cambio di prospettiva invece è tragicamente radicale. Mentre eravamo a distribuire materiali scolastici e recibos a Viloco l’assemblea è interrotta dal trambusto seguito ad una frase del genere: «Tuo marito è filato giù in macchina dallo strapiombo, dai vieni, proviamo a vedere se c’è qualcuno che ti porti là a vedere». Mallachuma, sulla strada tra Viloco e La Paz, pieno sterrato, secondo passo, il più pericoloso, stagione delle pioggie con il fondo “resbaloso”. Un’imprudenza, l’eccessiva velocità, una distrazione, chissà. Il triste epilogo è stato di digitare sul computer, con il sangue gelato, che una bambina ha un motivo in più per continuare nel progetto Kantutitas: è orfana di padre.

Sono giorni in cui dalle nostre parti si rallenta e si usa prudenza.

In Italia invece sembra che nonostante il grossissimo invito delle temperature e delle forti nevicate a fare altrettanto, le priorità siano altre. I 20 morti declamati da Franzelli nell’edizione straordinaria del TG1 che s’è visto qui in orario di pranzo, non sono francamente un po’ troppi?