ore 5.57: giunge alla casa parrocchiale qualcuno con una musichetta gracchiante che gli esce dal cellulare. Bussano alla porta. Nessuno risponde. Ribussano. Qualcuno si alza? No. Sanno sempre trovare un modo sempre migliore per rompere le scatole. La musichetta gracchiante abbassa il suo volume per una mezz’oretta senza scomparire, di tanto in tanto accompagnata da del vociare lontano. Il cellulare intanto suona, numero boliviano con metodologia boliviana, se uno non risponde si deve insistere a ripetizione… Una, due, tre quattro, cinque chiamate nel giro di tre minuti. Ovviamente nessuna intenzione di rispondere. Intanto la musica aumenta di nuovo di volume e la nostra povera porta è di nuovo oggetto delle percosse del ragazzino con il cappuccio verde pisello, esattamente dello stesso colore della materia di cui è fatta la testa che c’è sotto (penserà qualcuno). Sento che dalla stanza accanto si apre la finestra e una voce dall’oltretomba tuona “Sì?” Il ragazzino deve aver visto anche delle fiamme perché si è dileguato in tre secondi… probabilmente deve aver osato chiedere una cosa tipo “a che ora è la messa?”… Cioè un conto è quando uno viene a dire che c’è da far resuscitare una salma, ma…
Dopo un’altra mezz’oretta in don si alza e inizia il viavai domenicale: richieste di informazioni di tutti i generi, certificati di battesimo, neanche il tempo di far colazione e di prepararsi per la domenica liturgica in esterna, telefonate, ecc. Una di queste deve informare il don che la gente è già pronta a Bajadería per la processione delle palme. Due ore prima di quando dovrebbe essere. Ma come mai? Perché qui, già si sa, bisogna dare sempre una risposta a qualsiasi domanda e questa risposta non può essere “non so”. Per cui qualcuno deve aver detto che la processione era alle 8 invece che alle 10…
ore 8.50: di corsa a prendere quelli che vogliono venire alla processione e via, anticipiamo un attimo. “Hosaaana al hijo de Daaaavid…hosana al redentor” Processione delle palme (palme vere, perché qui si trovano più facilmente degli ulivi). Signore che se la ridono in lingua aymara, persone che si inciampano, ragazze madri con bimbi sulla schiena intente a tenerli buoni, coppiette che si baciano… giammai, il signore che porta la croce che ogni tanto cambia la spalla perché la croce è bella pesante e bella squadrata, “la comunità tot propone un canto”… tutto tace “ok, facciamo il numero 81”… In men che non si dica siamo a Cairoma. Tanta gente in piazza a cazzeggiare, incuriosita ogni tanto fa capolino in chiesa per vedere che succede. Fine della celebrazione, fuori si incontra la gente per le due chiacchiere di rito e, si organizza, ecc, come in ogni sagrato che si rispetti.
Pranzo, riposino velocissimo del don, meritato peraltro.
– «Che ci fai già in giro?, Sei insonne? Hai i pensieri?»
– «C’era uno del mio paese che aveva i pensieri. Un giorno…» racconto esilarante.
Il don sta per partire, un’ultima controllatina alle mail per vedere se c’è qualcosa che deve sapere “assolutamente” prima di andare, niente, maggioranza di email anti-anticattoliche.
– «Beh, allora fai tu oggi pomeriggio e poi fammi sapere per martedì».
– «Va bene. Ciao».
Quello che devo fare oggi pomeriggio è la messa delle 16.30 a Viloco. È il suo pesce di Aprile, vero, però. Tolgo la torta pere e cioccolato dal forno per la prova stuzzicadenti, rammaricandomi del fatto che non ne resterà per il suo ritorno e vado a suonare le campane. Fuori la solita cricca di persone capeggiata dalla doña Paulina, mentre un gruppetto di altre donne intrecciano le palme, dei capolavori fatti al momento e imitati da qualche marito che intanto ci prova con successo, ma con troppa lentezza per esser preso sul serio.
Un sacco di gente come neanche a Natale. “Ladies & Gentlemen, è il comandante che vi parla, allacciate le cinture. Può slacciarle temporaneamente solo chi si offre per leggere le letture. Facciamo solo quello oggi, leggiamo, cantiamo, una piccola riflessione, e poi una bella innaffiata di acqua come piace a voi, non è benedetta, ma se mi autorizzate voi facciamo finta che lo sia, e senza comunione ché tanto non vi interessa poi molto (anche perché la materia prima è finita e purtroppo non si moltiplica per contatto…)”. Affare fatto, nos bendiga Dios todopoderoso.
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