E così son già passati, una folata di vento. La Golf variant tdi 110cv, anno 2001 con 280.000 km compiuti, in odore di manutenzioni dispendiose (seppure non urgentissimissime), la mattina di oggi, due anni fa appunto, la vinse il signor tal dei tali per spedirla nell’est europeo -a far che non è dato sapere-. Qualche centinaio di euro a me, passaggio di proprietà a carico suo e poco dopo un’utilitaria bianca venne a prendermi a Ponte S. Pietro per portarmi a casa.
In pieno autunno, una giornata tiepida e splendida come questa, con un po’ di fretta mi son privato del mio mulo (che, a detta del mio meccanico di fiducia, sarebbe durato ancora chissà quanto e mi sarebbe dovuto fruttare un po’ di più nella vendita, ma… da quelle parti sono famoso per non esser mai stato né affarista, né legato ai soldi).
Quante scene di vita connesse a quello strumento: viaggi in giro per l’italia e un pezzo di Europa agilmente raggiungibile, persone che ci sono salite e quindi legami di vario genere, dai ragazzi dell’oratorio/utenti del CAG caricati come sardine (anche se la storia più incredibile è targata Fiesta, non Golf) alla fidanzata storica e – in mezzo – tutta una serie di personaggi di ogni età e condizione; canzoni cantate a squarciagola e lacrime versate o tutte e due le cose un contemporanea; lacrime altrui (r)accolte, persone dalle quali mi/ci ha portato negli anni (a volte all’improvviso senza preaccordi e con un tempo zero tra il pensato e il fatto), emozioni soffuse o impetuose, il mestissimo tragitto notturno alle pompe funebri di Terno o quello verso Largo Barozzi accompagnando babbo e zio nell’ultimo viaggio del pater familias; persone -poche- che l’hanno guidata; auto che le sono finite addosso o addosso alle quali è finita lei (poca roba di poco conto), ammaccature e graffi, divieti di sosta, autovelox e corsie riservate ai tram (“Ciao bèlo sono la mamma, è arrivata una raccomandata verde per te“), palette esposte e “Patente e libretto, è un semplice controllo. Non le va un anabbagliante, lo cambi al più presto“; l’unica spesa consistente per un guasto trascurato che se n’è portati dietro altri; km e km macinati per lavori svolti a destra e a manca (“Quando ti chiamo arrivi sempre, anche di notte e nel weekend, ma mi dici un orario e poi sei sempre in ritardo, sempre“); fughe in montagna, traslochi, mamma i traslochi (Costa di Mezzate, Curnasco, Longuelo, Città alta…accesso alle ZTL e posteggio residenti incluso, che fi…ata), con il minimo delle cose, ma sempre e comunque qualcuna mai nemmeno considerata; i carichi improponibili di roba nel bagagliaio spazioso (“Non è che mi daresti uno strappo all’Ikea col baule vuoto?“, “Riusciresti a fare un salto in discarica? Tanto è tutta roba che va nel vegetale” 😯 ); la non-più-voglia di salirci dopo il viaggio in Malawi e tanto tanto altro e tanti tanti altri non in elenco.
Due anni senza lei e senza tutto il resto, ma con un bilancio da tirare.
- Qualche disagio? Sì. Il trasloco Città alta-Campagnola in particolare.
- Soldi risparmiati in trasporto? Tanti, circa 1500 euro all’anno, carburanti, ma anche soprattutto di spese fisse: bollo, assicurazione, manutenzioni programmate… includendo ovviamente anche le spese: ammortamento delle suole di scarpe consumate, una bici rubata (ma anche una, regalata da Gigi e Carmen, che è un missile), abbonamento e tesserini 10 corse ATB. Macchine elettriche noleggiate a ore, o Pandini a giorni, macchine scroccate a parenti ed amici/che (grazie a mamma, sister, zii, Marco, Silvia, Sandy, donGi, Manzo, ecc. e sorry se a volte di fretta non ho fatto benza), passaggi offerti o talora supplicati: tutto incluso.
- Stile di vita cambiato? Sì, molto:
- qualche rinuncia, ok, ma tutto sommato alle cose importanti non sono mancato;
- più tempo “sprecato” per i viaggi, ma otium, un tempo per rilassare mente e corpo, fare il punto, svagarsi o concentrarsi sulle questioni personali e lavorative, godere di una lettura, di osservare e/o interagire con la gente intorno a te che in macchina di solito non hai, pensieri, pensieri, pensieri; l’1 Aeroporto che ti fa entrare in vite di persone di altri paesi collegati da Ryanair, anche solo “orecchiando” le loro lingue incomprensibili e ti fa sognare, sognare, sognare. Altro che tempo perso: tempo guadagnato in sensazioni, incontri, qualità di vita e in salute fisica e mentale (ah certo, vietati gli auricolari a bordo, eh, sennò…);
- meno tempo e possibilità per lavorare extra e qualche soldo in meno in tasca, ma una libertà che vale enormemente di più;
- l’imparare a chiedere quando si ha bisogno, accettando di essere nel bisogno senza farlo (troppo) pesare agli altri è una cosa stupenda a livello (auto)educativo;
- la possibilità ottimizzare tempi e spazi tuoi e altrui, tentare di rinunciare al superfluo, fare economia e aggregazione, di utilizzare risorse condivise o che la città già offre;
- impagabili le passeggiate (in ogni stagione, ma quella nevosa su tutte) tra Campagnola e Città alta il venerdì alle 23 dopo le prove del coro, impagabili;
- impagabile anche la pioggerellina in bicicletta tornando a casa, ma anche le lavate da temporali estivi con successivo strizzamento di mutande, maaamma che bello;
- quanti diti medi e “vaffanculi” si sono risparmiati nel mondo con un’auto in meno in circolazione?
- il risparmio di stress da traffico e da ricerca parcheggio / rischio parcheggio selvaggio nelle tante occasioni di commissioni in centro;
- lo stomaco ha digerito sempre meglio con il movimento fisico o la tranquillità del bus piuttosto che nel mettersi alla guida e alla micro-tensione connessa; un giorno qualche studio inutile lo ratificherà.
Due anni senza lei e senza tutto il resto, con un bilancio più che positivo e con tante altre storie riflessioni da raccontare… che in auto mi sarei perso. Mi limito a due persone:
- Lisa che, ammirata dalla situazione, dalle motivazioni e conseguenze sul pianeta e sulle persone di questa scelta, ogni volta che mi vede mi chiede se persiste e mi dice che lo farebbe anche lei, ma si trova in una condizione troppo periferica per poterselo permettere. Riflessioni sulle politiche italo/bergamasche sulla mobilità…
- un’altra, a me sentimentalmente legata in quei mesi: si lamentava del fatto che questa fosse una “mia” e non “nostra”. Riflessioni sulla qualità della condivisione e sulle pretese nella coppia.
Ci sono delle cose anche negative tra le righe: i rischi che ci si prende ogni giorno circolando da formichine (pedoni o ciclisti) in mezzo ad un mondo di elefanti nervosi o la scomodità che alla lunga pesa se si potrebbero avere alternative, sapendole usare con giudizio, ma intanto se “si può fare” si fa. Quanto durerà non ha importanza, è già una sfida vinta anche se non farà scuola.
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