Eccoci al dunque, insomma, ogni cifra tonda che si rispetti vuole del bilanci degni di nota. Ma anche no.

In questi giorni c’è con noi Giacomo, qualche settimana in tour tra Perù e Bolivia, ha sentito parlare di Viloco e di due locos che ci abitano ed è venuto a rendersi conto di persona… peccato per lui che s’è preso giorni di incessante pioggia e non ha visto praticamente niente del panorama della cordigliera. Per di più ci siamo persi pure il sacrificio apotropaico del toro alla Pachamama all’imbocco delle miniere, per poter arrivare a La Paz ieri in tempo utile. Ma almeno ci siamo goduti il piccolo spettacolo di carnevale di Viloco: la sfilata con i soliti costumi tipici, le solite bande musicali e i soliti balli, la solita quantità di birra di qualsiasi altra festa, bambini e ragazzi alle prese con i loro costumi da Pepino (la maschera-simbolo del carnevale boliviano) e soprattutto con scherzi acquatici: gavettoni, superliquidator, secchiate, schiume di tutti i tipi. Incuranti del freddo, anche se un’occhiata di sole s’è pure vista, prima della solita nebbiolina e della immancabile pioggia. E ovviamente anche noi due con la macchina fotografica in mezzo al fuoco (fuoco?) incrociato delle bande rivali. Tutti i minatori a casa dal lavoro: andare in miniera nei giorni di carnevale porta sfortuna. Il Tio potrebbe non gradire che qualcuno non partecipi ai festeggiamenti e ai rituali in suo onore o non si dia il tempo adeguato per smaltire la sbornia.

A livello più ampio, nelle città boliviane, il sabato c’è la sfilata (l’entrada), la più illustre è quella di Oruro, modesta cittadina che in questi giorni è al centro del paese (del mondo intero, credono i boliviani, anche se nessuno, ma neanche in sudamerica, considera minimamente le tradizioni orureñe concentrandosi invece per es. su un carnevale -di poco conto, eh- come quello di Rio). E in effetti, guardando sulla TV di stato, c’è un sacco di gente che sfila, dalla mattina alle prime luci dell’alba del giorno successivo, ma il tutto è un dejà vu di una ripetitività estenuante che forse neanche vale il biglietto di ingresso, anche se tutti restano stupiti del fatto che un occidentale sia a Viloco piuttosto che ad Oruro…

Come sto? A livello salute tutto come previsto, anche dopo lo scivolone di un paio di settimane fa, quindi molto bene. A livello di morale altrettanto. Che noia… potrei avere qualche episodio maniacale-depressivo ogni tanto giusto per incuriosire i lettori, invece… mo guarda.

Come sta il don? (rubrica nuova): saperlo con certezza è sempre un po’ un terno al lotto, però a chi lo conosce il giudizio a partire da questi elementi: mangia quattordici volte al giorno e ogni volta come un soldato in guerra, ha i suoi riti quotidiani come al solito, fuma sempre come una ciminiera, non accusa mai un mal di testa né d’altro, non si lamenta mai di niente, fa tutti i suoi giri nelle comunità durante la settimana e anzi, in questo periodo di pantano ancora di più; ha sempre il suo solito sense of humour; è sempre super-attento agli altri e soprattutto continua a cambiare idea ad ogni pennichella, quindi: sta da dio.

Come va a Viloco? In questo periodo di carnevale son tutti ubriachi e che pena vedere il papà fradicio che viene a salutarci con la bimba al seguito che lo tiene per mano mentre barcolla e parla tirandosi dietro la lingua. I festeggiamenti sacrosanti servono anche per dimenticare la vita pessima che fanno quotidianamente. In questi giorni con Giacomo in visita alle miniere è bastato scambiarci uno sguardo + smorfia per condividere la pena per la vita che fa questa gente. Il resto della parrocchia, dall’alto al basso è una pozzanghera unica.

Attività: in lenta ripresa, dopo le vacanze estive e la riapertura delle scuole all’inizio del mese.
1. il grosso del mio lavoro in questo mese è stato di ridisegnare un po’ (nella teoria e nella pratica) il sistema di distribuzione dei recibos, i soldi dei padrini italiani per i bambini adottati a distanza. Quello che ci ha guidati nella “riforma” è stata la considerazione che dare soldi non è un’operazione proprio pacifica, meglio decidere come investire questi soldi in qualcosa che vada a effettivo vantaggio dei bambini e dei ragazzi (e vada a parare su temi “sensibili”). Quindi abbiamo deciso di fare una sperimentazione ibrida, provare a distribuire materiale scolastico (in concomitanza con una spesa che le famiglie avrebbero comunque fatto), comprandolo all’ingrosso, e in parte la quota di denaro rimanente. La cosa è stata accolta con molto entusiasmo da parte delle famiglie ed è molto incoraggiante per il futuro. Da parte nostra una fatica immensa: una serie di carico-scarico che sembrava destinata a non finire mai… Oltre tutto in questa tornata c’era nell’aria anche la volontà ferma di compilare per bene i dati mancanti dei ragazzi nel software e di fare una bella pulizia di primavera… (a casa i lazzaroni e dentro i nuovi) faticaccia andata a buon fine per ora. Eh sì, perché tra le cose nella to do list di questi giorni a La Paz c’è da concludere in gloria revisionando uno ad uno i dati dei beneficiari cittadini (che sono sottoposti a delle restrizioni temporali).
2. il progetto dell’Associazione Kantutitas fin ora ha anche provveduto all’assistenza sanitaria gratuita dei nostri bambini beneficiari (e parzialmente anche delle loro famiglie) presso l’ospedale cittadino Juan XXIII, fondato a suo tempo dai missionari bergamaschi. Ebbene, di comune accordo il contratto tra l’Associazione e l’Ospedale s’è concluso con il 2011 e altro lavoro di questi giorni è di raccogliere le sollecitazioni e istanze delle parti e ripensare-riformulare un contratto che possa agevolare anche in futuro l’accesso alle prestazioni sanitarie in caso di bisogno dei bambini o delle loro famiglie;
3. incontri giovanili: finito il ciclo 2011, un mesetto di pausa per progettare il percorso 2012 e a Marzo si ricomincia, solito posto, solita terza domenica del mese, speriamo almeno altrettanti ragazzi. Lo scorso anno ci sono stati quasi 150 ragazzi che sono venuti almeno una volta, un’ottantina costantemente. Speriamo almeno di bissare. Tema 2012: l’amicizia.
4.  scorribande nelle comunità: si sono intensificate ultimamente anche per “stare addosso” ai responsabili-catechisti delle varie comunità che sembra che in questo periodo di piogge spesso hanno la scusa pronta per sgattaiolare… e allora fiato sul collo;
5. sopravvivenza in casa: tutto regolare. Sempre freddo, camino spesso acceso e… vedi obiettivi mese #11;
6. forno: mannaggia a tutti quelli che si lamentano che il forno non rende. Per forza, lo fanno andare due volte alla settimana…

Cosa bolle in Bolivia.
1. Da un po’ di giorni è in marcia un drappello di discapacitados (chi in carrozzina, chi accompagnato, chi solo) verso la capitale: vengono a chiedere un assegno annuale di 3000 boliviani (ca. 330 €.) perché la propria gestione quotidiana costa e quelli che non lavorano e/o magari hanno un handicap grave non riescono a cavarsela. Il governo intanto firma una legge con un buono di 1000 boliviani mensili e il resto dei soldi li brucia per mandare nell’etere degli spot che dicono che presentando un carnet di descapacitación un disabile può viaggiare al 50% del costo del biglietto su tutte le tratte nazionali.
2. Continua la tragicommedia del TIPNIS (la famosa strada che dovrebbe passare per il parco naturale). Un’altra marcia (finanziata dal governo, senza troppo malignare perché ho visto coi miei occhi…) di presunti indigeni arriva a La Paz chiedendo che venga revocata la legge con cui si sospende la costruzione del tratto di strada incriminato. Il governo di fronte a questi poveretti che hanno marciato per giorni sotto la pioggia decide di mettere d’accordo tutti promulgando una ley de consulta previa, cioè un tavolo attorno a cui gli indigeni (quelli veri e quelli finti) si possano mettere attorno per decidere il da farsi. Immaginatevi come saranno contenti gli indigeni veri… E poi… molto previa, eh, come consulta? Ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa alquanto seria, ci limitiamo a scuotere la testa sussurrando “É Bolivia, che ci vuoi fare…”.

Obiettivi mese #11
I famosi armadietti in cucina non ci sono ancora… e se Dani, nonostante l’ultima arrivata, avrà la grazia di appoggiare l’iniziativa e farli costruire in carcere, ce li portiamo a casa prima del mio rientro e sarebbe una gran cosa.
Già che ci siamo un mobiletto per il bagno come dio comanda… e due mensoline per appoggiare quello che attualmente continua ad essere in terra.

Ovviamente i percorsi di educazione sessuale nelle scuole che inizieranno a breve (una volta che le lezioni saranno riprese in modo regolare… perché qui tra professori che mancano e i deliri carnascialeschi… è tutto ancora in subbuglio).

Meaow (saluto felino)