Eccolo qui, finalmente, quando ormai c’è da quasi da dire e tr… ma per scaramanzia, sshhtt.

Puff, via anche il secondo. A guardarlo adesso mi sembra volato, invece è stato dei due il mese più lungo. Perché è svanito l’effetto-novità, ed è iniziato l’effetto-quotidianità, perché ci si è dovuti abituare alla convivenza tra di noi: ormai ci siamo impratichiti reciprocamente sui tempi e sui modi, sui diversi ruoli nelle varie cosette, sulla gestione degli imprevisti, della casa. Beh, superate le riverenze iniziali, stiamo diventando conviventi fraterni. Lui è un vulcano in lentissima ma incessante eruzione, che, soprattutto a livello organizzativo-pratico sulle cose, prima del riposino la pensa (e la dice) in un modo, quando si alza ha cambiato idea e la mattina seguente ne ha una terza (e spesso non è finita qui). Il bello è che si mette spesso a confronto su tutto quanto gli passi per la testa. E vi assicuro che stargli dietro non è facile. Il meno bello (ma che non è comunque brutto) è che ci sono dei momenti in cui resto in attesa di una decisione che non arriva, oppure vengo a sapere le cose all’ultimo (tipo la sera a cena che l’indomani mattina alle 4.30 si deve partire per star via due o tre giorni e magari non a La Paz, dove abbiamo tutti gli appoggi e banalmente lo spazzolino e la salvietta son già là) e invece magari in testa avevo il mio bel programmino per la giornata e magari avevo già anche coinvolto altra gente.

Ma sì, l’elasticità non mi manca, per cui tanto vale usarla ogni tanto, no? E la sto tenendo in allenamento. Anche per risolvere i piccoli inghippi dovuti alla mancata previa condivisione e quindi alla carente organizzazione di circostanze come quelle.

I momenti più belli tra noi? Quando ci raccontiamo reciprocamente i sogni della notte semi-insonne precedente. Capita frequentemente qui di non farsi delle notti proprio lineari, non dico di quelle in cui si va a letto stanchissimi assumendo una posizione e la mattina seguente ci si sveglia ancora inchiodati lì così come si era, dieci minuti prima della sveglia, riposatissimi e senza mezzo sogno. Qui il freddo, l’isolamento della casa non proprio a regola d’arte, la mancanza di un divano o di una poltrona con relativa copertina tattica, ecc., fanno in modo che si cerchi di anticipare il posizionamento orizzontale sotto le coperte, cosa che consente di avere nel giro di una ventina di minuti una temperatura ottimale, di non vedere più la condensa che esce dalla bocca, . Poi non è che si dorma tutto il tempo, anzi, si legge, si medita, si cambia idea ;), ci si crogiola, si digerisce anche ogni tanto, ecc. E così capita che ci si addormenti alle 22-22.30 per poi svegliarsi e fare sonni rateizzati con TAN e TAEG che ballano al ballare di diversi parametri.

Come sto: ruberei –e solo per questa volta, giuro, perché non me lo merito– le parole al grande don Egidio: benooone. Era raro che rispondesse diversamente, diceva così anche dieci minuti prima di non aver altra scelta che il ricovero in ospedale. I fratelli Ballanti mi sono venuti in mente insistentemente queste settimane, sarà perché ho patito la milionesima parte degli stessi dolori che ha patito la Silviona nei suoi ultimi anni (e mi rendo conto di quanto deve aver sofferto).

Di ciò che stavo facendo, come va:

  1. il percorso formativo per i ragazzi ha avuto il suo primo incontro Domenica 19/6 ad Humaruta Alta, paesello centrale della parrocchia. Presenti un’ottantina di adolescenti, una buona metà ragazze, pur avendo invitato soprattutto ragazzi maschi (sarà il fascino-rivoluzionario del don o quello magnetico del profe di filosofia) e una buona metà di Viloco. Ha parlato soprattutto il don, i professori hanno aggiunto i loro corollari (compreso il prof di religione del colegio di Sacani, giovanisssssimo e fichissssimo), io ho fatto le mie piccole parti in casti(ta)gliano maccheronico, dando un po’ il senso degli incontri, spiegando le esercitazioni da fare e causando involontariamente un effetto-simpatia per le cazzate che devo aver detto). Partecipazione buona, attenti e silenziosi (forse fin troppo); è stato comunque curioso, quasi commuovente, vedere dei marcantoni di due metri che si mettono quasi seriamente lì ad auscultare il proprio polso e a praticare la preghiera del pellegrino russo… Mi chiedo cosa si sarebbe dovuto dire al corrispettivo nostro gruppo-medio di adolescenti per convincerli a fare la stessa cosa senza risolini e ammiccamenti reciproci.
  2. il ritiro ai ragazzi della Promoción, previsto per il 16-17 non s’è fatto per via che uno dei due direttori ha avuto un impegno improvviso… beh, ci ha evitato una scocciatura organizzativa, anche perché il don ci si stava fasciando un po’ troppo la testa (“ma dove li mettiamo tutti a dormire, non abbiamo uno spazio abbastanza grande, quello che abbiamo non ha il bagno, e poi cosa diamo loro da mangiare per due giorni, e poi…”. Risposta: “don, un ritiro di un giorno solo e al calar del sole tutti a casa, no, neh?”)
  3. il gruppetto dell’animazione liturgica: un disastro. Però a qualcuno è venuta voglia di imparare a suonicchiare… hahaha. Un dejà vu. A Campagnola la domenica alle 10.30 anima la “mitica band”, che ha tanta voglia di far casino, sì, ma i risultati sono sicuramente gradevoli e anche di qualità. Ma… com’è nata la mitica band?  Da qualcuno che aveva voglia di imparare a suonicchiare (e ha trovato nel tempo sempre nuovi stimoli). Chissà. Per ora mi consolo con un personaggio che mi fa scompisciare per come legge: tutto impegnato, con la voce quasi urlante per farsi sentire fino in fondo alla chiesa, ve lo filmerei se la decenza del luogo e del momento mi imponesse di non farlo…, ma magari un giorno mando al diavolo la decenza…
  4. Appartamentino adiacente alla chiesa sistemato con tutti i crismi. Merito in primis di Nelson (altro personaggio di cui presto scriverò).
  5. I giri nelle varie comunità con il don. Bene, qui le note dolenti. Soffro la jeep come non ricordavo di soffrire il mal d’auto prima di pormi diciottenne al lato guida. Meno male che ogni tanto guido e soffre qualcun altro, no, il don è d’acciaio, certe cose gli fanno un baffo. Il pranzo nelle comunità. Sarà quello che mangio lì che mi fa ballare l’intestino? Mah… ai posteri.
  6. sopravvivendo in casa parrocchiale: una lotta continua contro l’entropia. Il don è uno abituato a mangiar semplice, alla boliviana, piatto unico e via… Per cui non è possibile cucinare un primo e un secondo qui. O l’uno o l’altro, oppure –aarrgghh- un secondo con sotto del riso bollito come contorno (questo riso a cui non c’è verso di togliere quel retrogusto di affumicato, poi…).

Come va con lo spagnol-boliviano: va bene, va bene (ho promesso che non avrei più rubato la citazione del don Egidio, ma… ci starebbe). Inizio a formulare frasi più o meno corrette che superano le 10 parole…, a reagire agli stimoli, a capire le battute e a farne, ooohhh. Il vocabolario si amplia (nonostante una momentanea interruzione dei fratelli Karamazov per leggere un altro libro che ho ritenuto più urgente, ora finito). Sono al 70-75% della comprensione del tg e il 50-55% della gente “in diretta” (al 20 di donna Inés che si mangia le sillabe). I verbi permangono franosi e allora evito coniugazioni audaci preferendo andare sul sicuro e parlando il più semplice possibile. Vado comunque in giro tranquillamente da solo a far tutto, spesa, uffici vari, ecc. Interagisco tranquillamente anche con la Polizia che mi dice che stavo andando a 85 km/h con il limite a 35 (vi racconterò perché c’è da ridere).

Cosa c’è che non va:

  1. gli spifferi notturni arrivano sempre e comunque, il rimedio per ora è una sciarpa incastrata, un altro letto con la testiera più alta e… il solito berrettino, anzi, uno nuovo comprato apposta per l’occasione, ma con il pompon non ce l’avevano, uffa.
  2. le labbra sono praticamente a posto, si screpolano solo un poco agli angoli e vanno a posto da sole praticamente senza burrocacao.
  3. l’intestino, come scrivevo, è fantasioso, ma lasciamo perdere.
  4. il naso s’è messo mooolto meglio, ma la conversione ai fazzoletti di carta mi evita i cento colpi di spazzola ogni volta a ciascuno di quelli di stoffa…

Come sono andati gli obiettivi per il mese #2:

  1. preparazione atletica: zero. Causa malesseri vari (non solo miei, ma anche di chi mi doveva portare a camminare).
  2. la doccia: venduta senza istruzioni di montaggio e manutenzione nella confezione, è assurdo, a maggior ragione per un dispositivo potenzialmente così pericoloso. Stavo per gettare la spugna quando mi son detto “ma a che serve quel tastino?”. Sistemata empiricamente, appena in tempo.
  3. la cucina: una presa è sistemata, il resto no, ma siamo in Bolivia… con calma! iniziamo a prendere le misure, poi vediamo;
  4. mantenere i contatti con il mondo: il minimo sindacale… abbiate pazienza.

Novità recenti

In un pezzetto esterno di casa parrocchiale (il pollaio) si è inizialmente installato Frans, un bel ragazzo trentaduenne, figlio del dottore, ora ha portato anche la sua famigliola, moglie, figlio albino e figlio piccolo bello scuretto che razzola nelle nostre stanze quando la mamma pulisce (che gran cosa che la mamma pulisca…) e quando mi vede si mette immancabilmente a frignare, nonostante tutti i tentativi -sempre magnificamente riusciti- di fare il pirla. Da qui la domanda di senso: non so fare il pirla abbastanza o è lui che odia i bianchi? Ma allora perché gioca senza conseguenze col fratello albino? Risultato: devo imparare a fare meglio l’idiota. O devo diventare albino.

Qui iniziamo corsi di musica varia: Janeth e l’amica sembrano convinte di imparare a suonare la chitarra, anche se il primo appuntamento l’hanno bucato (o meglio è arrivata solo Janeth alle 19 anziché alle 16 “Estaba ocupada…”), causa vacanze scolastiche invernali che iniziano, le potrei anche scusare, Marco è un po’ meno lanciato, ma lo gaserò, certo con la concorrenza di due donne agguerrite, un uomo normalmente rimane indietro. Vedremo. Intanto qualche giorno dopo Janeth s’è presentata con suo fratello, che sembra un personaggio uscito dalla pubblicità-cartoon della Ceres, di quelli col nasone.

È arrivata la piccola Huara che vuole imparare a suonare la tastiera. Ho cercato di dissuaderla, che, insomma, bisogna prima saper leggere la musica, imparare bene la teoria, che ci vogliono anni, che non è così facile, che ci si scoraggia perché non si vedono i risultati in tempi brevi, che… ma la ragazzina sembra sprezzante delle fatiche. E io, che sono stato un pessimo alunno nello strumento, superficiale ed incostante, salvato solo dai geni ereditati dal nonno Bepo e dalla fantasia, sarò un maestro degno? Per ora teoria e scale con diteggiatura. Vedremo anche qui, per ora i primi risultati non incoraggiano molto, ma non c’è da dimenticarsi che il tutto è da prendersi alla boliviana. Vediamo se trovo un simil-Pozzoli e un simil-Beyer a La Paz in questi giorni, ma dubito.

Nel retrobottega abbiamo fatto uno scavo per cercare la canna dell’acqua, no, non perché è gelata, per fortuna, ma perché dovrebbe entrare la ruspa del Chicharón (“el hombre de la cara quemada”, “l’uomo dalla faccia bruciata”) a ribaltare tutta la terra e i suoi infreddolliti abitanti (vegetali, sassi, larve di insetti, ecc…). Non era il massimo che tra i suoi ribaltamenti ribaltasse anche la canna…

Dobbiamo fare posto alla costruzione del forno che avrà il doppio merito di fornirci il pane fresco tutti i giorni e scaldarci un po’ gli ambienti, possibilmente. Stiamo studiando da profani tutte le strategie per riuscire a far arrivare il caldo da questa parte della casa… suggerimenti?

Obiettivi per il mese #3:

  1. tutti quelli del mese #2 svolti a metà o a zero (in particolare sul punto 1: vetta del Turrines; se si può, vetta del Wayna Potosì (e buchiamo ‘sta quota seimila!) con Reinaldo. Almeno una partitella a basket con la gente di Viloco (ché poi ci si prende gusto).
  2. il mese sarà caratterizzato dalla visita del Vicario generale di Bergamo e dei Direttore del Centro missionario diocesano, con i quali si riunirà a Cochabamba il “Gruppo Bergamo”, tutti i missionari e i volontari bergamaschi e non (ma che son qui con progetti bergamaschi), quindi avremo poco tempo per obiettivi non prioritari.

Buona estate