Il primo mese è andato. Ma come. Già? Eh, già! Sembrava la fine del mondo, ma sono qua. E non c’è niente che non va.
I bilanci non mi piacciono molto, ma un punticino della situazione è da fare, dai, riassumo.
Come sto: bene. Sia a Viloco, sia Munaypata (periferia nord della capitale La Paz, come già ripetuto), anche se se non ho ancora capito dov’è che mi sento più “a casa” e dov’è che mi sento più “al lavoro”. Ad ogni modo a Munaypata la trovo pronta (e son comodo), a Viloco la preparo (e mi diverto). A Viloco mi sporco e mi lavo a pezzi, a Munaypata faccio doccia e lavatrice (e il tempo dello stiraggio lo dedico a rispondere alle email).
Che sto facendo: sto…
- …progettando un percorso formativo per i ragazzi maschi dei 10 colegios (scuole superiori) che hanno sede nella parrocchia. Il bisogno da cui si parte è di abituarli alla riflessione su di sé e sulla loro vita per far prendere coscienza delle proprie risorse e di come impiegarle. Una sorta di orientamento vocazionale nel senso più lato del termine. Poi il percorso formativo prevede anche un paio d’ore di corollari utili e simpatici allo stesso tempo: la lettura e il canto, perché non sanno leggere (ma soprattutto non capiscono quello che leggono) e tendenzialmente non sanno cantare. La metteremo un po’ sulla sfida e un po’ sul divertimento. Il percorso prevede incontri una domenica al mese fino a dicembre;
- … preparando con il don un ritiro ai ragazzi della Promoción (la loro maturità) di due collegi;
- …seguendo un gruppetto di ragazzini e ragazzine di Viloco (una ventina scarsa) che si trovano il Sabato pomeriggio e vengono a messa la Domenica: cerchiamo di preparare le letture e i canti della domenica per fare un minimo di animazione liturgica. Sulla lettura si danno da fare, però sul canto diciotto e mezzo su venti sono stonati come delle campane e neanche si impegnano più di tanto per migliorare, anzi, prendono la cosa troppo alla leggera. Presto mi incazzerò, ma prima mi devo preparare un po’ sulle parolacce per sembrare un po’ credibile 🙂 ;
- …sistemando un appartamentino adiacente alla chiesa, soprattutto mi occupo dell’impianto elettrico (che per ora, dopo il cablaggio e il montaggio di poche utenze, sembra funzionare come deve) e faccio il bocia del muratore. Dobbiamo accogliere il vescovo e la quindicina di preti che verranno gli ultimi giorni del mese ad insediare ufficialmente don Antonio come parroco. Nell’occasione mi toccherà anche fare gli straordinari in cucina, mmm;
- … girando nelle varie comunità con il don a fare le classiche attività che si fanno in una parrocchia: una volta c’è la messa, una volta la catechesi in preparazione ai sacramenti, una volta il rosario (noioso) e poi magari c’è il pranzo collettivo in cui tutti belli seduti attorno alle cose che le donne hanno preparato, ci si sfama, mangiando esclusivamente con le mani. E guai a rifiutare, si offendono proprio! Cmq per ora problemi di febbre tifoide o sensibili alterazioni della flora batterica intestinale non ne ho avute, ottimo;
- … sopravvivendo in casa parrocchiale: cercando di mangiare il meno peggio possibile (prese le misure e presa l’iniziativa, si migliora a vista d’occhio), cercando di stare nel meno sporco/disordine possibile (anche se avere la casa pulita e ordinata è praticamente impossibile), prendendo il tutto con estrema calma e con ritmi boliviani. Ho trovato un coinquilino al quale piace far le cose con calma… che bello.
Come va con lo spagnol-boliviano: benino. Cioè, a livello di comprensione dipende moltissimo da come parla l’interlocutore. Del telegiornale capisco suppergiù la metà. A livello lessicale, sto acquisendo il vocabolario “minimo sindacale” che mi permette di riuscire a cavarmela da solo nel fare le cose essenziali (mantenere un minimo le relazioni, fare le spese, chiedere informazioni, ecc.). Se ho tempo di pensare la frase la formulo abbastanza bene, quanto meno mi faccio capire/ottengo quello che mi serve, anche se probabilmente a loro risulto come risulta da noi un nordafricano appena arrivato (“me scusi, fratella, dove me deve àndere per tomare un mobilità“), ma mi lancio senza troppa vergogna di far figure. Quindi non mi lamento, anche se, ammazza quanto mi rode quando la parola ce l’ho sulla punta della lingua, ma non mi viene… Qui a Munaypata, la gente parla un po’ meglio che a Viloco e ho la fortuna di passare del tempo con dei ragazzi boliviani che mi correggono quando parlo…
Cosa c’è che non va: niente di serio in realtà, ma se proprio devo fare le pulci…vediamo:
- gli spifferi notturni dalla finestra direttamente sulla testa, che mi obbligano a dormire -in quel letto un po’ troppo corto e molle- con la berretta di lana (domani vado a comprare qualcosa, la gommina da applicare al serramento ballerino o un salsicciotto e una berretina di pile con il pon-pon, che almeno è fashon);
- le labbra spesso screpolate (con ‘sto perenne venticello gelido) e la quasi dipendenza dal burro cacao del quale sto cercando di non abusare (quanto se la riderebbe, se solo riuscisse a pigliarla su un po’ meglio);
- l’irregolarità intestinale che però già sta migliorando (verdura e frutta cotta a nastro);
- la costante – pur quantitativamente blandissima – epistassi. Qui i rimedi “del nonno” per ridurre la pressione sono tanti, ma non impediscono al fazzoletto di essere spesso insanguinato: infuso di coca o di sultana (le bucce essiccate del chicco caffè). Mah, vediamo come si mette.
Obiettivi per il mese #2:
- preparazione atletica per affrontare i due giorni e i 6000 e rotti metri dello Huayna Potosì alla prima occasione (se non ho capito male dovrebbero arrivare quelli del CAI di Gandino nei prossimi mesi), perché a livello atletico, anche causa altitudine, sono tornato uno straccio;
- far sistemare la doccia a Viloco (esiste una bellissima resistenza applicata al soffione che scalda l’acqua, funzionerà…);
- sistemare una buona volta la cucina (mettere degli armadietti, aggiustare le prese elettriche, ripristinare la credenzina in disuso per fare ordine);
- mantenere i contatti con il mondo, soprattutto con le persone che non se la stanno passando troppo bene;
- altro ed eventuale 😉
Bravo Diego!
Alla fine nella vita tutto serve;
ci sono posti nel mondo in cui vivi spesso
la frustrazione di saper fare solo quattro cose
e altri in cui scopri di saperne fare venti
e automaticamente quelle quattro
acquistano un valore aggiunto,quell’elemento in più
che ci aiuta ad accettare di essere come siamo
quel gradino in meno nella salita per trovare
il proprio posto nel mondo.
P.S.Mi dicevano che quando si comincia a fare sogni in
cui si parla la lingua che si sta apprendendo è il segnale che
ne si ha ormai una buona dimestichezza.
Buon secondo mese,un abbraccione,ciao.
gradino in meno nella salita della ricerca del proprio posto nel mondo.