Non ci resta che piangere al vedere le statistiche che ogni anno vengono rese pubbliche dalle mie amiche della ONLUS AiutoDonna – uscire dalla violenza. O forse c’è qualcosa da salvare? Nel nostro piccolo territorio di Bergamo le richieste di aiuto di donne che subiscono violenza sono ogni anno sempre di più il che non è sempre un male, visto che la cosa può significare anche che non è la violenza in sé che aumenta quanto il numero di situazioni che vengono (coraggiosamente) a galla. E speriamo che sia davvero così, visto che anche le campagne informative nazionali degli ultimi anni hanno incrementato abbastanza la sensibilità su questo tema scottante.
A livello italiano come siamo messi? Maluccio a giudicare dai dati ONU riportati in questo articolo di IoDonna, che sempre l’Associazione segnala nella sua pagina FB. Non starei a dar molto peso ai dati sulle percentuali dei fatti denunciati rispetto a quelli effettivi (perché mi piacerebbe sapere come òstrega fanno a sapere quanti sono quelli effettivi e/o in base a cosa li presumono). Il dato che impressiona è che ogni 3 giorni una donna viene uccisa per mano del suo partner. E questo dato ci equipara, guarda caso, ad un paese come la Bolivia (sempre dati ONU, pigliati da questo articolo di cui cito la frase incriminata, di facile comprensione):
Según diversas fuentes oficiales, en Bolivia […] se registra un feminicidio cada tres días.
Che paura.
Non so se a questo punto son tanto d’accordo con la provocazione de Le Monde, nel suo editoriale di oggi. Perché così almeno una volta l’anno ci viene sbattuto in faccia quanto noi uomini maschi siamo mediamente idioti. Che è la cosa più importante, prima ancora di parlare della carenza di donne nei consigli di amministrazione o ai vertici decisionali degli stati o nelle istituzioni pubbliche, cose che dopotutto sono anche difficili da pretendere in un mondo costruito a misura di maschio dove le donne sono relegate ad altri ruoli (fondamentali ma sottovalutati, anche dalle stesse donne). Sarebbe come pretendere una quota azzurra in sala parto.
Se proprio c’è da spezzare una lancia a favore dei maschi (in linea generale ovviamente, non solo i violenti, i violentatori e gli assassini, perché quelli devono esser puniti e rieducati), ci sarebbe da capire quanto mediamente, quotidianamente e sottilmente le donne tirano fuori dai gangheri i loro partner, neh… e che quindi c’è da mettere sul piatto che le violenze, perlomeno quelle psicologiche, possono anche non essere così a senso unico. Ovviamente succede anche il contrario, cioè che i maschi trivellano le pelotas alle donne, ma quello che voglio dire è che non succede sempre e solo questo.
Resta comunque il fatto che nessuna forma di violenza è giustificabile, teoricamente parlando, poi praticamente nessuno è così ingenuo da non considerare il male intrinseco alla natura umana. E allora la domanda vera che ci possiamo fare, maschi e femmine, è sulle strade percorribili per tentare di estirparlo, un po’ alla volta.
Infine un invito alle donne: smettetela di cadere dalle scale! Denunciate! Per il bene di tutti, quello dei vostri figli, quello del vostro partner e il vostro. Altrimenti contribuite a non estirpare questo male, e quindi a riproporlo come possibilità, anzi, fate come le donne boliviane che non denunciano perché “mio marito ha il diritto di picchiarmi”. Ma quale diritto? E non illudetevi che il male che continuate a sopportare vi eviti mali peggiori, perché a lungo andare anche quello tenderà a degenerare.
Che dire se non: “parole condivisibili..mai ferire una donna!”
Premessa: Figurarsi se io non commentavo!…
Che le donne tirino fuori dai gangheri può essere, ma perché devono stare attente a non farlo e devono avere paura delle conseguenze? La “rottura” che mettono in atto è raramente violenza psicologica e non possono nemmeno pensare di mettere in pratica quella fisica: rischiano troppo per le possibili reazioni degli uomini. Le donne vengono educate all’autocontrollo dalla nascita (e da millenni) non perché le loro madri (nonne, zie , sorelle ecc.) credano nella non violenza, ma perché hanno imparato che ne va della loro sopravvivenza. Questa strategia viene poi dipinta come virtù dal mondo maschile e una donna che non sia docile, arrendevole e gentile, che abbia il fegato (e non le palle…per noi non è un complimento!) di opporsi in modo deciso ad un uomo, come minimo non piace molto…come massimo va all’ospedale e a volte non ci arriva nemmeno.
La strategia della violenza psicologica la maggior parte degli uomini la impara quando impara a parlare, molto spesso con il beneplacito della propria madre.
Elena