– «Sei ancora vivo?» gli rispondo quando sul display del mio cell compare il suo nome.
– «Sto sistemando casa a La Paz».
– «Ah sì?»
– «Sì, va bene che ti ho sfondato la porta l’altro giorno (aveva perso le chiavi, ndr), però per raddrizzare la porta, cementare un pezzetto di quadrello e stuccare, anche calcolando i tempi di asciugatura, non ci si mette 2 settimane, cacchio…» (volete sapere come gli ho “cacchio” in spagnolo, vero? beh, scordatevelo).

Il sospettone è che… oh mamma mia, ci sono delle premesse da fare. Flashback.

Erano mesi che ogni tanto lo beccavamo al telefono che parlava con voce sommessa, finché un giorno mentre eravamo in macchina assieme noi due sento che risponde:
– «Ciao. Stai bene?» …silenzio
– «Sono con il Diego in macchina, non senti? Dai, te lo passo, non ci credi?”
– … «è la Wilma», mi dice senza coprire il microfono
– «Ciao Wilma,  è vero che sono il Diego e se non mi riconosci mi offendo» – le urlo.

Prosegue:
– «Stiamo tornando a Viloco.» …silenzio
– «Ma, sì, sì che è vero, come te lo devo dire, adesso ci fermiamo a fare benzina e devo metter giù.»

Era tutto vero quello che le diceva. Anche che doveva riattaccare, dai benzinai non si può usare il telefono.

– «Chi caspita è sta Wilma? e… soprattutto, chiunque ella sia, che due palle»
– «Ma dai, la Wilma, quella di Cairoma che studia al Cenafi».
– «Aaahhhh, ci avevo pensato, ma l’avevo scartata, perché ha meno della metà dei tuoi anni, dai».
– «No, no, ne ha quasi 30».
– «Ma va…, trenta… tsé, mi prendi in giro. Va bé, ma anche se fosse… una che ti controlla così col fiato sul collo anche se ne ha 40, fuori dalle scatole subito, senza neanche attendere la recidiva, dai…, Nelson, questa ti rende la vita impossibile, la prossima volta che ti chiede dille che sei dall’amante e bona». (volete sapere come si dice “bona”? :))

E prende a raccontarmi che la cosa va avanti da un po’ e che adesso che la ragazza è in vacanza dalla scuola si stanno organizzando per vedersi un po’ di più. Ascolto e medito.

Nei giorni successivi lei un po’ è a Viloco e lui l’altro po’ è a Cairoma, finché salta fuori che insomma c’è da andare a chiedere la mano al padre di lei, il che vuol dire dote da portare e ubriacatura assicurata. Peraltro prende impegni con me per la sera stessa (ma no tranquillo, alle 23 sono di ritorno), invece il giorno dopo si saprà che è stato tenuto in ostaggio dalla famiglia di lei perché era fradicio e neanche bagnato esternamente.

Arriva Natale e lei non si vede, arriva Capodanno e lui va a La Paz senza di lei, la scusa ufficiale è che deve dare una mano alla famiglia per il raccolto… ma più di qualche sospetto si fa avanti. Dopo qualche giorno gli chiedo conto.
– «Eeehhh, è che io volevo portarla con me ma lei non ha voluto venire perché diceva che aveva da fare a casa… e allora le ho detto “Non vuoi venire? Ok, va bene, me ne vado solo, non chiamarmi più!”. Adesso però vediamo. Perché se è incinta, claro, dovrò prendermi le mie responsabilità».

E a quel punto dentro di me si è aperta una compassionevole voragine.
– «Nelson, hai 45 anni e sei vedovo, io posso capire che dopo un anno e mezzo che non hai una donna accanto ti senta solo, però non so… ci sono delle cose che che penso e vorrei dirti». E qui parte il mattone. Perché, presi da soli vanno bene i vent’anni di meno, vanno bene i comportamenti da sentinella (beh, insomma), va bene anche prendersi dei rischi, ma tutto insieme no, è troppo… Tre delle quattro cose che so non vanno, speriamo che quello che non so sia una serie di indicibili meraviglie, altrimenti quella è una follia. Al termine del discorso sembra che abbia capito l’antifona. E così poi non se n’è più parlato.

Finché l’altro giorno mi chiama chiedendo dove siamo e che facciamo. È sparito da una decina di giorni nella sua casa di El Alto dove il cellulare non prende, e noi ci siamo fatti i nostri soliti giri, chiamandolo ogni tanto, invano.

Sarà finito il raccolto dell’aba? (che in italiano è la fava… eccola) Questo è il sospettone.