(altro articolo in progress)
Scritta così sembra una profonda domanda esistenziale. Invece no. È solo una sarcastica presa per i fondelli del “modello boliviano” che non è un bel tenebroso seminudo che mostra ai fotografi la tartaruga… ma è il modo di essere e di fare di queste terre (che peraltro nemmeno gli abitanti sanno giustificare a volte…)
In questo periodo di furti sto rubando pure il titolo all’editoriale del quotidiano Jornada di qualche settimana fa. Ad ogni situazione tragicomica nella quale ci si imbatte, il don commenta esattamente con questo titolo-domanda pronunciata lentamente con una faccia finto-attonita. Amaramente esilarante.
La domanda-titolo dell’editoriale, dunque.
Porqué Bolivia no alcanza el pleno desarrollo?
(trad.: perché la Bolivia non raggiunge il pieno sviluppo?)
L’articolo era incentrato su tematiche economiche e finanziarie, percentuali e confronti tra cifre di prodotti interni lordi, investimenti, riserve internazionali delle nazioni sudamericane negli ultimi anni, dove per la cronaca la Bolivia cresce, certo, ma contribuendo ad abbassare la media.
Al di là dell’editoriale, ecco alcuni spunti di modello boliviano che ci fanno sempre venire questo dubbio amletico:
- Le feste a nastro. Bolivia è il paese delle feste-vacca. Ce n’è sempre una che non ti aspetti dietro l’angolo. Accendi la TV sul canale nazionale e c’è il Presidente o il Vice che sono ogni giorno in un angolo diverso del paese a festeggiare un qualsiasi-esimo anniversario di qualsiasi cosa, tipo il centoventisettesimo di fondazione di un municipio. Oppure è carnevale e allora hai un ven-sab-dom-lun-mar e in alcuni uffici anche un mer (delle ceneri) dove si festeggia ininterrottamente. E pure la prima di quaresima è ancora carnevale, si sotterra il Pepino… E festeggiare vuol dire: banda, i soliti costumi e balli tipici e tanta, tanta birra, una nazione intera in giro storta dai 15 anni in su e meno male che quasi la metà della popolazione è sotto questa età. E probabilmente non vede l’ora di iniziare ad ubriacarsi. Ma perché mai la Bolivia stenterà a svilupparsi?
- La scuola: è cominciato il nuovo anno scolastico ufficialmente lunedì 6 febbraio 2012, praticamente un mese fa. In questi giorni stiamo facendo il giro delle scuole superiori della parrocchia per proporre la nuova serie di incontri giovanili e il percorso di educazione sessuale per le ultime due classi. Lo scenario è desolante. All’ingresso c’è un comitato di accoglienza di ragazzi in giro al cazzeggio più assoluto (“mancano degli insegnanti”); in un colegio addirittura ci sono 4 professori su 12. Nelle classi non c’è neanche la metà degli studenti (“piove…”, “i genitori non li mandano a scuola perché è stagione di raccolto e devono dare una mano in famiglia…”). In 5 unidades educativas su 6 il direttore è in viaggio. Poi una volta al mese viaggiano pure gli insegnanti per andare al ministero a La Paz a prendere lo stipendio (e vale a dire che stanno in giro attorno ai 3 giorni). E poi mentre sono sul pullman per tornare al lavoro si domandano con l’editorialista perché mai la Bolivia non raggiunge lo sviluppo.
- Il lavoro e la microeconomia: produrre (o comprare) a meno e rivendere a più è la regola base di tutte le economie. Qui la cosa è esasperata. Nelle strade tutti vendono. Non molti producono. Questa economia “di rimessa” difficilmente fa crescere il paese, anche perché la maggioranza delle signore mezze assopite dietro il loro banchetto di patate sulla strada lo fanno per sbarcare il lunario, senza alcuna licenza, senza pagare alcuna tassa. Eppure tutta questa gente che contribuisce all’intasamento del traffico veicolare per poter sopravvivere secondo il governo è gente “occupata”, per cui il tasso di disoccupazione della Bolivia… non esiste. Poi ci sono i professionisti. Ti si intasa un tubo, hai un problema elettrico, ti si ribalta la macchina son ca.. guai seri. Il carrozziere per sistemare l’auto incidentata ha bisogno di 1500 dollari (ci sta) e di – udite udite – 40 giorni di tempo. Poi chiami per caso un muratore per fare un lavoro, per ipotesi, di una settimana. Lui viene, se lo scongiuri piangendo in ginocchio ti fa un preventivo, poi magari a metà settimana ti chiede un anticipo e sparisce per un po’. Ha guadagnato abbastanza per non lavorare nei giorni successivi. Così anche nei negozi, quando hanno “fatto bello” son poi capaci di chiudere per una settimana e di andare a godersi i soldi. So che migliorvizio a tal proposito avrebbe da dire cose con le quali potrei essere anche d’accordo, ma francamente continuo a chiedermi come mai lo sviluppo economico resta un miraggio…
- La politica: al governo e nel parlamento c’è praticamente un partito eletto con più del 60% delle preferenze. Quasi una maggioranza qualificata. Quali problemi ci possono essere per governare? Invece qui funziona grosso modo così: ad una certa parte delle promulgazioni legislative (ma anche ad ogni voce di futuro provvedimento) il presidente firma la legge (o si sparge la voce in merito alle intenzioni del governo), i cittadini che non sono d’accordo si mobilitano in qualche modo, solitamente con misure “contundenti” come le definiscono qui: marce, scioperi, scioperi della fame, soprattutto i famigerati bloqueos, i blocchi di strade che paralizzano i collegamenti viari e penalizzano tutta la popolazione. Dopodiché quasi sempre il governo imbastisce una serie di spot televisivi e radiofonici che spiegano (solo) i vantaggi della legge questionata, poi va dai manifestanti a negoziare e pochi giorni dopo torna sui suoi passi e annulla la legge. Per cui le manifestazioni cessano. La libertà è partecipazione, diceva Gaber, sembra che qui sia partecipazione alla paralisi. Un governo in balia di chiunque, che alimenta sempre di più il dubbio su quali saranno mai i motivi per cui Bolivia decolla. Mah, situazione intricatissima.
- L’eccellenza sanitaria. Con tutto il rispetto per i bravi e disponibili professionisti della salute che conosciamo, ci pare che scambiare per tumore ovarico una gravidanza dopo un’attenta ecografia e “curarla” con degli antinfiammatori, beh sia un po’ troppo grave. Soprattutto in un paese dove la negligenza medica non è neanche perseguibile penalmente. Ma a volte perlomeno fa notizia. Le poste sanitarie delle nostre zone: organizzate secondo una formula dove in ognuna di esse c’è un medico e un/una infermiere/a, che ovviamente nell’arco di un mese hanno il diritto di scomparire una settimana ciascuno/a. Chissà come mai Bolivia non raggiungerà il pieno sviluppo, mah…
- La giustizia. Il 16 luglio si sono tenute le elezioni giudiziali di cui già qui si è parlato en passant per i risultati esaltanti (votanti: 99 e rotti %, schede valide: attorno al 40%). Una riforma in senso “democratico”, in quanto elettiva, no? Ma chi ha scelto i candidati con il pretesto di verificarne la preparazione, la buona conoscenza del castigliano e di almeno una lingua indigena, valutarne i curricula studiorum e l’esperienza sul campo? Qualcuno che aveva un accordo con il governo e che potrebbe – usiamo il condizionale va ’- aver fatto ai candidati una semplice domanda: «Hai la tessera del partito di governo? Sì? Ok, entri in lista diretto. No? Ok, vuoi entrare in lista? Ok, qualcuno ti potrebbe chiamare di caso in caso per dirti cosa devi deliberare…, niente scherzi», una cosa che non sarebbe esattamente sinonimo di giustizia. Per cui se un qualsiasi cittadino si imbatte in una questione qualsiasi con un qualsiasi cittadino dovrà, prima di intentare la causa, chiedersi se la controparte è simpatizzante del partito di governo, altrimenti potrebbe non valer la pena.
- (su suggerimento di Elisa, credo, visto che è lei che richiama i suoi figli su questo). La tendenza esasperata a giustificare il prolungarsi dei tempi in tutte le circostanze… Là è ben esemplificato… Si svilupperà mai Bolivia? “Si, clarops, ahorita!”
- Fresca di oggi, 5 febbraio. Si va a Cairoma per una serie di cosette da fare. Andiamo a cercare el Honorable Alcalde, il sindaco (per un timbro e una firma come da accordi telefonici), non c’è. Allora ognuno la per la sua strada, colegio, centro de salud, ecc. Ci ritroviamo alle 11 in piazza. Senza neanche farlo apposta l’Alcalde esce da una stanza del municipio chiacchierando con un tizio, subito dopo i concejales (consiglieri comunali). Toh, proprio lui mi serviva. Lo chiamo e i due vengono verso di noi barcollando, dietro di loro un intero consiglio comunale fradicio già prima di mezzogiorno, di lunedì e senza che ci fosse una qualche ricorrenza da festeggiare… Dai, venite con noi a mangiare… Durante il pranzo si ride e si scherza, poi si fa serio «Scusate per ieri se non sono venuto, sapete quelli delle cooperative hanno tirato fuori una dopo l’altra le casse di birra avanzate dal carnevale e…». E… cosa? «Adesso vado a riposare, non è bello che un’autorità si faccia vedere in giro ubriaco…».
Ma quando torno vedrete che impulso darò allo sviluppo della nazione… - gli spari sotto
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