…mentre i piccoli stanno andando a letto anzitempo perché sta per arrivare S. Lucia.

La Paz, arrivo in tarda mattinata dopo partenza all’alba.

Gli ultimi giorni a Viloco sono stati segnati dal collaudo del forno parrocchiale. Come meglio collaudarlo se non sfruttando la legna accesa per far cuocere qualcosa? È domenica mattina. Alle ore 5 del mattino dovrebbe arrivare don Angel ad accendere il forno, così intanto asciuga un altro po’ in attesa che doña Edith, sua moglie, sistemati i 7 dei 10 figli che le rimangono in casa, venga a metterci il pane della settimana a cuocere. In realtà i due arrivano alle 7.30. Impressionante la quantità di pane che consumano alla settimana, per l’impasto son serviti 4 kg di farina.

Il collaudo del forno però non si accontenta delle dozzine di pani della famiglia Huanca.

Giovedì s’erano fatti quattro calcoli carta-e-penna con davanti al naso una ricetta invitante e col mitico Nelson dall’altro capo del telefono che si annota tutto il materiale che avrebbe reperito e trasportato a Viloco il giorno successivo: gli ingredienti per 50 kg di panettone.

Don Antonio si era lasciato scappare nelle riunioni della settimana qua e là per le comunità che Domenica avremmo venduto panettoni fatti con il nuovo forno; “ma don, qui il panettone mai nessuno l’ha fatto prima… mica faremo l’impasto di 50 pezzi da un Kg (o da 100 da mezzo kg) la prima volta…, se qualcosa va storto buttiamo via tutto…”. Così la gente ieri a Viloco s’è sentita rispondere che i 50 panettoni erano talmente buoni che erano già stati venduti tutti (no, magari… qui poca ironia e poco senso del marketing).
Ma va be’, flashback a sabato (avanti e indietro nel tempo che neanche Doc, lo scienziato pazzo).
Ore 8: studio del procedimento, dopo quello degli ingredienti già effettuato due giorni prima. La ricetta prevede tre impasti distinti (uno sopra l’altro) e quattro momenti di lievitazione, uno per ciascun impasto e uno finale nelle forme. Pazzesco. Complessivamente più di 7 ore di riposo dei vari impasti a 30°. Ma scusate, i 30 gradi a Viloco come li mettiamo assieme? Costruiamo una serra? Puntiamo un faro alogeno? Diamo una fiammata al forno di casa ogni mezz’oretta? O… aspettiamo pazientemente? Quest’ultima.
Inizia l’impasto per tre kg di panettone, primo impasto: ci pensa il robot da cucina. Dell’ora di lievitazione prevista dalla ricetta ne serve un’altra e mezza per avere una crescita più che buona. Perfetto. Secondo impasto, ci provo ancora con la pala rotante di Mazinga, funziona per un po’ e poi.. troppo volume e peso, praticamente il robot ruotando saltella in giro per la cucina: tolgo e proseguo a mano, ovviamente il tutto è di un’inaudita viscosità appiccicosa… se solo avvicini qualcosa l’impasto ci salta sopra spontaneamente. Finisco inondando di farina e via per un pomeriggio intero di paziente attesa (nel frattempo letture sul giaciglio, prove dei canti della domenica, quattro chiacchiere con i ragazzi, Walker Texas ranger, preparazione della cena, taglio e assemblaggio degli stampi, accordi per l’infornata del giorno dopo e finalmente cena).

Terza ed ultima fase, ore 20. La “Cosa” deborda dal contenitore facendosi un baffo della pellicola trasparente, parte il tripudio di uova che si rompono, il burro che si scioglie, ecc. E alla fine da una parte uvetta e canditi e dall’altra uvetta e gocce di amarissimo cioccolato. Tutto impastato a mano che mi sentivo l’incredibile Hulk che maneggiava uno di quei mostriciattoli spiaccicati dal raggio fotonco di Will Smith in Men in black. Via direttamente negli stampi, saltando una delle due lievitazioni finali e vaffanbagno. La mattina seguente gli stampi traboccavano di una massa spumosa pronta da infornare.

Il forno è stanco per i settantacinquemiladuecento panini della settimana di casa Hanca. Infiliamo i tre panettoni ma la temperatura è un po’ alta e sembra che bruciacchino fuori e non cuociano dentro, così aspettiamo temperature più basse e finalmente dopo pranzo e a forno praticamente spento la cottura termina dignitosamente.

Collaudo forno perfettamente riuscito e i panettoni? La commissione esaminatrice riunita per decretare e fare le osservazioni in vista dei prossimi miglioramenti fa come le commissioni dei giudici nelle gare di tuffi: scarta il voto più alto e quello più basso, cioè le lodi sperticate del don (troppo affamato per essere obiettivo) e mie (troppo sbattuto per riprovarci) e decreta che il prodotto è tra l’accettabile e il discreto.

Ai prossimi. Ma con l’impastatrice però.