Inatteso: dal verbo inattendere, part. pass. 1. Come quando fuori pioviggina, sei già pronto per partire, ultima commissione in città e il don ti chiama urlando “Non partire”, perché scende lui domani dato che deve lasciare la jeep dal carrozziere (dopo il ribaltone del 2 febbraio scorso), ergo si torna assieme. 2. La sorpresa dello scoprire che una buona volta che le voci della to do list son finalmente tutte depennate e ti aspetta un Sabato pomeriggio di sano cazzeggio, su Rai Internazionale alle 15.45 locali danno la diretta di Milan-Juve, sfida scudetto.

Ristrettezza: sensazione derivata dalla mancanza di spazio percepito dopo l’acquisto e la prova (tardiva) di tre paia di mutande in una bancarella a un prezzo stracciato, nella speranza (vana) che la lettera L corrispondesse alla taglia numerica che si valuta in Italia…

Cinema: (dal gr. kinesis = movimento), il pensiero funambolico di don Antonio, che come ormai noto ai più, anima ogni momento della giornata saltellando di palo in frasca ad ogni stato di incoscienza da pisolino. L’ultima è l’idea di sfruttare il piano di carico della camioneta per andare per comunità a far vedere pellicole di (quasi) ogni genere. Per cui compra la TV, compra il lettore DVD, compra un inverter che dalla corrente della batteria dell’auto trasforma in corrente “buona” per far funzionare i suddetti apparecchi, chiama l’ingegner Ciccio e chiedigli per quanto tempo possiamo tenere attivati gli stessi senza esser costretti a parcheggiare in discesa per poter tornare a casa, vai a cercare in internet il carico dei singoli apparecchi, l’assorbimento del trasformatore stesso e concludi che alla fine possiamo stare attaccati anche ore senza problemi e metterci anche dentro due dita di tanto in tanto per vedere se funziona, ma non attaccarci la macchinetta che fa i pop corn perché consuma troppo e però allora senza sgranocchiamento che cinema è? Il salto mortale carpiato sul prossimo trapezio gli suggerirà di equipaggiare il mezzo di una seconda batteria?

Conflitto delle interpretazioni: dal linguaggio filosofico (in part. della disciplina dell’ermeneutica), la discrepanza tra la realtà – disegnata da alcuni media boliviani – di una carovana di disabili e relativi accompagnatori che assalta come può, a carrozzellate, sprangate, aizzando pitbull, ecc. la Polizia di La Paz nel tentativo di accedere a plaza Murillo (come se i poliziotti fossero rimasti lì a prenderle) e la notizia del TG2 di ieri alle 13 che racconta che non è mai capitato nella storia che la Polizia in tenuta antisommossa aggredisse dei disabili (dimenticando che 20 i poliziotti sono stati feriti non certo per aver battuto la testa dopo una scivolata sul selciato viscido mentre passeggiavano fischiettando).

Marò: esclam. volg., espressione di sorpresa che esce spontaneamente al sentire qualcosa di stupefacente, tipo un ticchettio all’interno di un’abitazione durante un’acquazzone, quando ti volti e vedi che sul computer alle tue spalle rumoreggiano delle gocce provenienti dal soffitto e ti catapulti a spostare i macchinari prima di un cortocircuito fatale.

Follia: pensiero che anima una email di tre parole maiuscole giunta ieri in redazione: “PARTI CON ME”.

Disgraziato: gruppo di ragazzi che stanno iniziando a produrre musica a millemila decibel sotto qui a 5 minuti dal fischio di inizio.

Problem solving: ingl., 1. letteralmente soluzione del problema; 2. in senso lato riflessione attorno ad una questione orientata ad una sua soluzione razionale, come per es. la brillante ipotesi effettuata da un tele-giornalista boliviano alla comparsa di un oggetto volante non identificato (UFO, OVNI in spagnolo) comparso nei cieli di san Ignacio de Velasco una decina di giorni fa: “L’oggetto assomiglia moltissimo a questa nave-spia statunitense [compare l’immagine] costruita con pezzi di navicelle aliene cadute”. Un genio del pensiero laterale.
P.S.: il video s’è rivelato poi il perfetto montaggio di un annoiato smanettone, ma il problem solving diritto negli annali.